In questa edizione BTO cerca di scoprire le motivazioni più profonde che hanno fatto muovere i primi passi di grandi e piccole imprese che sono diventate punti di riferimento nel mondo del turismo online e non solo.
Abbiamo voluto conoscere il perché di alcuni speaker di BTO 2016, l’ispirazione che li rende speciali, che li differenzia da coloro che partono dal cosa o dal come. Abbiamo chiesto loro di condividere con noi quel sogno che li spinge giorno dopo giorno a costruire l’unicità della loro impresa, quella chiave di volta che permette loro di pensare, agire e comunicare la loro identità.
Ecco il primo, il racconto di Silvia Moggia.
Nome
Silvia
Cognome
Moggia
Quanti anni hai?
40
Qual è il primo pensiero che fai la mattina?
Ci sarà già qualche cliente in piedi?
…e il secondo?
Controllare posta elettronica e twitter.
Cosa fai nella vita?
Gestisco il piccolo hotel di famiglia a Levanto e, avendo una formazione che nulla ha a che fare con questo lavoro, studio e mi aggiorno quotidianamente per cercare di stare al passo con i tempi in questo settore.
La mia passione principale è l’opera e fino a qualche tempo fa sognavo di diventare direttrice artistica di un teatro lirico. Cosa fatta.
Ora sogno il giro del mondo senza prendere aerei, prendendomi tutto il tempo che servirà. Temo dovrò aspettare qualche anno per riuscirci.
Perché lo fai?
Non ho scelto la vita in albergo, era un qualcosa che conoscevo solo dal punto di vista del cliente e che a dire il vero non mi piaceva granché, forse per il numero eccessivo di notti trascorse in hotel invece che a casa.
Quando poi qualche anno fa mi son ritrovata a dover aprire le porte dell’Oasi Hotel un 12 di luglio mi son detta che già che non avevo scelta avrei dovuto farlo al meglio e questo è diventato immediatamente il mio perché.
Da quella mattina ho iniziato a dedicare parecchie ore allo studio del marketing turistico, del revenue e ho iniziato a buttare giù appunti con i miei ricordi dei vari hotel: cose che mi avevano infastidita, cose che mi avevano colpita, cose da copiare e altre da migliorare. Ho anche iniziato a leggere le recensioni degli hotel nei quali avevo soggiornato per capire a quale target corrispondeva il mio parere personale e se era condivisibile.
Da allora il mio perché è “per fare al meglio”. Fare al meglio nel vendere camere mettendomi nei panni del mio cliente ideale per avere un punto d’incontro certo. Fare al meglio dal punto di vista dell’accoglienza per condividere in un certo qual modo l’esperienza del cliente, affinché si senta ospite più che cliente. Fare al meglio nel gestire la collaborazione col personale dell’albergo affinché tutti crescano e migliorino e si sentano parte di un progetto. Fare al meglio per dare un senso a questa parte della mia vita che altrimenti rischierebbe di essere solo un passaggio obbligato.
Sei riuscito a ispirare qualcuno?
Le ragazze che condividono con me i turni alla reception, le colazioni la mattina e la pulizia delle camere, ma che poco alla volta hanno iniziato a condividere anche il mio concetto di accoglienza, collaborazione e gestione.
Anche per loro la soddisfazione vera è diventata “fare al meglio”.
Hai un motto?
Più che un motto un promemoria: “A person rises on a word and falls on a syllable”.
Un pensiero tratto da “Cosmopolis” di Don DeLillo.